Sono una studentessa universitaria ed ho appena terminato la mia esperienza di tirocinio in Romania con Incontro fra i Popoli. Prima di partire tutti mi dicevano: “Dove vai? In Romania? Non hai proprio trovato di meglio? Mi raccomando stai attenta che c’è brutta gente in giro, basta vedere qua in Italia cosa fanno i romeni”. A dire la verità ero un po’ titubante anch’io all’inizio, ma sentivo qualcosa che mi spingeva ad andare. Ero curiosa di conoscere una realtà e un popolo che noi critichiamo molto, ma di cui in verità non sappiamo quasi niente. Quando sono arrivata lì ed ho conosciuto le persone con cui avrei lavorato, ho capito che avevo fatto proprio la scelta giusta! Sono stanca della nostra mentalità chiusa e piena di pregiudizi, tutti i paesi hanno i propri criminali, ma non per questo bisogna fare di tutta l’erba un fascio.

A Beius, il paese in cui ho abitato per tre mesi, sono stata ospite delle Suore Minime, due suore italiane che hanno creato una fondazione, che si occupa in particolare di bambini provenienti da famiglie povere o problematiche. Nella fondazione lavorano varie educatrici, una contabile e un’assistente sociale, tutte romene. Quello che fanno non è un lavoro come un altro. Decidere di impiegare il proprio tempo nell’educazione di bambini, di cui la maggior parte è di etnia Rom, e quindi con abitudini e modi di pensare diversi, è piuttosto impegnativo. Non dedicano solo il loro tempo, ma anche il cuore e l’anima a questi bambini. Ho condiviso con loro idee, opinioni, stati d’animo e devo dire che delle persone così accoglienti e disponibili non le ho mai conosciute.

I bambini poi sono fantastici! Certo non è sempre stato facile con loro, ma la gioia e l’affetto che mi hanno dato mi hanno arricchito in un modo straordinario. Quello che io ho dato a loro è stato veramente poco, rispetto a quello che loro mi hanno offerto. Stando insieme e parlando con le loro famiglie, ho potuto conoscere un po’ di più l’etnia Rom. C’è chi è un perditempo e chi invece lavora da mattina a sera. Ci sono famiglie interessate a mandare i bambini a scuola ed altre che invece ritengono sia sufficiente che i figli imparino solo a leggere e a scrivere. Non bisogna giudicare le persone in modo negativo solo perché hanno delle abitudini o dei modi di fare diversi dai nostri. Anche se noi non comprendiamo certi aspetti di una cultura o li riteniamo inadeguati, non vuol dire che per questo noi siamo superiori e che solamente ciò che pensiamo noi è giusto. La diversità è da apprezzare, non da eliminare. Certo non è facile quando bisogna conviverci ogni giorno, ma credo che il dialogo renda comunque le cose più facili che non il conflitto.

La fondazione non si occupa solo di bambini, ma anche di ragazze e ragazzi orfani usciti dall’orfanotrofio e che hanno bisogno di aiuto per trovare casa e lavoro. Anche con loro non è sempre facile, ma vedere che con il tempo riescono a diventare indipendenti è comunque una bella gioia.

Per ultima cosa consiglio a tutti di andare a visitare la Romania. I paesaggi sono ancora molto naturali e poco contaminati e le città, in particolare quelle medievali, hanno dei centri storici veramente interessanti. E’ stranissimo poi vedere la contrapposizione tra vecchio e nuovo che ancora caratterizza i paesini: strade trafficate da automobili e strade in cui passano i carretti trainati dai cavalli o i greggi di pecore, edifici alti e grigi tipici del Comunismo e case con delle facciate coloratissime.

La mia è esperienza indimenticabile.

Lucia Baruffaldi