tiziana

Sono tornata dall’Africa, mi guardo attorno e vedo la nostra società organizzata, l’ordine, le infrastrutture, la fortuna che abbiamo, ma anche tanta solitudine e individualismo, tante cose superflue, per non parlare della nostra frenesia.

Ho trascorso un mese in Repubblica Democratica del Congo, un soggiorno di condivisione, presso l’associazione PEDER, che si occupa del reinserimento sociale e professionale dei ragazzi di strada.

All’inizio mi sono sentita un po’ inadeguata o comunque come un peso; mi hanno prospettato un programma, organizzato nei dettagli, che mi avrebbe permesso di seguire gli animatori dell’associazione in tutte le loro attività. Mi chiedevo perché avrebbero dovuto perdere il loro tempo con me, che non avrei potuto dare gran che di contributo, sia per la poca attinenza del loro lavoro con il mio, che per il poco tempo che sarei rimasta. Fin da subito, ho capito che per loro il tempo è prima di tutto ricchezza, incontro, relazione, scambio. Con il personale sono nati interessanti momenti di confronto e riflessione. Coinvolgermi nella loro attività,  farmi conoscere la loro realtà è stato un modo per sensibilizzarmi sui problemi del loro paese. Tutto il loro lavoro è sostenuto da aiuti stranieri; il governo è praticamente assente in tutto. Ecco che mancano le infrastrutture, a partire dalle strade, manca la sicurezza, manca soprattutto una scuola gratuita.

Semplicemente ho vissuto e mi sono lasciata ogni giorno sorprendere dai piccoli incontri, spesso inaspettati: sono stata accolta con curiosità e orgoglio in famiglie poverissime, sono stata ospite da parenti e amici degli animatori, ho visitato le carceri minorili.

Mi sono lasciata affascinare dalla vivacità dei mercati, dai colori, dalla povertà, ma anche dall’estrema dignità e intraprendenza della popolazione.

I ragazzini dei centri sono meravigliosi, mi hanno subito fatto sentire a mio agio. Sono curiosi di toccarti, ansiosi d’insegnarti la loro lingua o di condividere con te un gioco o il loro pasto. Un semplice sorriso, una carezza o il solo esserci li rende felici e li fa sentire importanti.

I figli sono considerati la ricchezza della famiglia, spesso le coppie hanno otto – dieci figli, che sono accolti come un dono di Dio. In loro ho visto una  grande fede, espressa in modo semplice e naturale, quasi commovente nei momenti di preghiera.

Questa esperienza mi fa guardare con occhi diversi il nostro mondo occidentale, la mia realtà, il mio paese. Mi fa apprezzare molte cose che abbiamo, che spesso diamo per scontate, ma scontate non lo sono, come la scuola gratuita, la sanità, le strade, i servizi in genere.

Ho riscoperto l’essenzialità e il valore del tempo vissuto come incontro; ho toccato con mano la povertà, il disagio dei bambini che spesso crescono senza l’affetto dei genitori e senza la possibilità di andare a scuola e quindi di costruirsi un futuro.

Ringrazio “Incontro fra i Popoli” e il “PEDER” che mi hanno permesso di vivere questa importante esperienza e spero che questa testimonianza possa essere di stimolo ad altre persone per  mettere in discussione il proprio stile di vita.