Si procede camminando in salita. La terra è rossa, i prati verdi; ci circonda vegetazione dalle forme e dai colori più strani: girasoli che sembrano alberi, fiori gialli grandi quanto il palmo della mano, piantagioni di caffè, bananeti e tanto bambù. Passiamo in mezzo a casette in legno con il tetto in lamiera, casette in terra con il tetto in paglia e vecchi residui coloniali: casette in cemento dalla forma perfettamente quadrata mi ricordano quelle delle fiabe.
Siamo nel quartiere Cimpunda in direzione del quartiere Ciriri nella periferia di Bukavu, la nostra destinazione é una ONG locale presso cui Incontro fra i Popoli mi ha dato l’opportunità di fare il mio ‘soggiorno di condivisione’. Mentre continuo a camminare e sudare sotto il sole, sento l’odore del pesce ingiallito e pieno di mosche, della carne cruda e dell’olio di palma che appena versato in pentola procura un leggero pizzicorio al naso e alla gola. Bambini e mamme ci vengono incontro incuriositi, fanno domande e si stupiscono divertiti quando vedono che capisco lo swahili. Dedicare il tempo alle conversazioni con l’altro é cosa fondamentale per questo ricco popolo. Accoglienza, comunità, famiglia, amicizia: valori importantissimi da non violare mai. Mi sento bene, mi sento al centro del mondo in quell’Africa calda che ho studiato nei libri universitari.
Donne e bimbi popolano le strade. C’è chi trasporta barili d’acqua sulla schiena, chi legna e altri viveri sulla testa, chi si riposa, chi gioca a dama. E’ la donna la forza del popolo.
Ho conosciuto il calore, l’ospitalità, la spiritualità di questa terra nera. E i problemi? Ce ne sono tanti. Il primo é il morboso interesse dei bianchi europei e americani alle loro ricchezze minerali – il coltan per citarne uno importantissimo – il petrolio, le risorse vegetali e animali. Utilizzando vie sotterranee, i capi di stato occidentali portano i capi di stato locali alla corruzione; i pochi che hanno opposto resistenza sono stati fatti fuori. Tristi storie.
Qualche giorno fa ho avuto modo, al festival di musica internazionale Amani a Goma, di ascoltare dal vivo Tiken Jah Fakoli, artista ivoriano e vorrei concludere con un pezzo di una sua canzone: “Dopo l’abolizione della schiavitù, hanno creato la colonizzazione. Quando hanno trovato la soluzione, hanno creato la cooperazione. Appena denunciata questa situazione, hanno creato la mondializzazione. E, senza spiegare la mondializzazione, è Babilonia che ci sfrutta”.
Grazie Incontro fra i Popoli!