Testimonianza di Alex Pra (viaggio di cooperazione in Camerun)

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Due settimane d’intenso lavoro mi hanno visto protagonista assieme a Leopoldo Rebellato nella regione dell’Estremo Nord Camerun, dove Incontro fra i Popoli è presente fin dai suoi inizi e dove continua oggi la sua opera di accompagnamento alla crescita della società civile locale, anzi rafforza la sua presenza.

L’Estremo Nord Camerun, regione periferica della fascia saheliana è da sempre considerata regione di “serie b” in un paese che fatica visibilmente a sviluppare un senso di democrazia, a far convivere tradizione e modernità e garantire di conseguenza una rappresentatività per tutti i territori e le loro etnie. Basti pensare che quella dell’Estremo Nord è essenzialmente l’unica regione a non aver progredito negli ultimi decenni in rapporto agli Obiettivi del Millennio delle Nazione Unite. “Tutto è estremo nell’Estremo Nord” cita un detto camerunese. L’estremità del clima e del suo territorio, infatti, si pongono come i principali elementi di criticità a questioni come sicurezza alimentare, gestione e accesso alle risorse, l’acqua in primis. Questo abbandono da parte delle istituzioni e queste difficoltà rendono oggi la regione tristemente protagonista dell’espansione di movimenti estremisti terroristici quali Boko Haram, che dalla vicina Nigeria sta trovando terreno fertile anche qui, ponendo la regione di fronte ad un pericoloso rischio di degrado come quello verificatosi in altri territori vicini dell’Africa settentrionale, divenuti “terra di nessuno”. Questa situazione sempre più aspra ha portato alla fuga gran parte delle ONG internazionali, determinata negli ultimi mesi anche dall’invito delle nostre autorità rivolto ai “bianchi” di lasciare la regione.

In questo senso, la determinazione di Incontro fra i Popoli, che ha “il servizio agli ultimi” come propria mission, di restare nella regione è più che mai importate, convinti che una minaccia come quella attuale di Boko Haram si vinca sopratutto attraverso investimenti in alfabetizzazione e educazione, opportunità di sviluppo delle capacità individuali e collettive e della dinamicità economica e civile. In tal senso, l’aver scelto di operare “in partenariato” cioè essere presenti in paesi terzi solo a fianco di attori locali, in questo caso l’ONG Tammounde, scelta coraggiosa espesso incompresa dal mondo della cooperazione internazionale, si dimostra vincente.

Concretamente, quali i passi avanti fatti in questo viaggio internazionale? Primo fra tutti, il rilancio del nostro partner locale Tammounde (“Speranza” in lingua Fulfuldè), che dopo la recente scomparsa del suo leader Adama, rischiava di dissolversi, ma che ha trovato in una nuova generazione, energia, passione e idealità per mettersi al lavoro, creando le premesse per diventare un forte attore di sviluppo partecipativo nella regione. Oltre a questo, sono stati avviati due nuovi importanti progetti finanziati da Regione Veneto e Chiesa Valdese. Il primo, riguardante alfabetizzazione, microcredito e sviluppo di diverse centinaia di donne nei Monti Mandarà, una delle zone più calde sul fronte Boko Haram, dove anche noi abbiamo avuto accesso solo accompagnati da scorta militare. Il secondo, di carattere innovativo, vedrà l’avvio, a partire da piccole realtà cooperative, di almeno tre vere e proprie PMI (Piccole e Medie Imprese) in cui Incontro fra i Popoli parteciperà come socio, accompagnandole nella loro crescita e garantendo la loro eticità. Due imprese nella città di Maroua: una di fabbri e l’altra di produzione e trasformazione di Prodotti Forestali Non Legnosi alimentari e di naturopatia. Una terza a Kaélé, insieme alla scuola primaria, dove un pozzo e una piantagione di Moringa oleifera daranno luogo ad attività generatrici di reddito gestite da studenti ed insegnanti che serviranno a migliorare didattica e servizi. Altre PMI sono ancora in embrione.

Incontro fra i Popoli è oggi in Camerun esempio di un modo di operare che sempre più lontano dalle ancora troppo diffuse forme di assistenzialismo e aiuto gratuito, ma sempre più diretto all’accompagnamento della società civile camerunese, coltivandone le scintille di dinamismo interne. Una società civile che maturi, sappia auto-svilupparsi e non cada nella trappola della deriva estremista. Un lavoro difficile sì, ma lo scenario attuale non dovrebbe in fondo porre alla nuova generazione della cooperazione il compito di fare in modo che siano gli africani stessi i protagonisti del loro riscatto?

di Alex Pra