(17 anni, Settimana Giovani Romania)
È già il terzo anno che a noi giovani delle parrocchie di Bessica, Loria e Ramon (Provincia di Treviso) che hanno finito la terza superiore, viene fatta la proposta di partecipare ad una settimana di servizio sociale a Ioaniș, un piccolo paese della Transilvania, in Romania. Mediatrice di questa esperienza è l’associazione “Incontro fra i Popoli” .
“Dov’è che andate? In Romania?! State attenti che non vi rubino le ruote!” “Voi siete matti! Non avete altri posti dove andare?” Queste sono alcune delle risposte che abbiamo ricevuto da tante persone alle quali raccontavamo la nostra scelta. E non sono mancati pregiudizi e timori anche da parte nostra. Ci aspettavamo un luogo poco sicuro e violento …
L’esperienza è iniziata in una chiesa greco-cattolica con una Santa Messa presieduta da don Marcel, un prete molto giovane, sposato, che ci ha accolti come degli amici. Ci hanno colpito delle differenze sostanziali: l’altare chiuso, la divisione tra maschi e femmine, i continui canti e gli infiniti segni di croce. Abbiamo cercato di seguire, cantare e rispondere, anche se non capivamo la lingua. Alcune di noi stavano per anticipare gli uomini alla comunione e le anziane del posto hanno fatto loro cenno di aspettare: prima gli uomini, poi le donne! Terminata la messa, abbiamo incontrato il figlio di un altro sacerdote, che ci ha raccontato il modo in cui, anche per lui era arrivata la chiamata al sacerdozio… prete figlio di un prete: assurdo, per noi! Lui stesso ci ha spiegato che non è stato per niente facile prendere questa decisione e ci ha invitato a seguire sempre le nostre passioni, ad ascoltare quello che Dio ci chiama a fare.
Il lunedì mattina arrivò il tanto atteso momento di iniziare il Grest con i bambini. E’ bastato andare lungo la strada sterrata del quartiere Rom per veder comparire da dietro le finestre aperte e le porte socchiuse dei vispi occhietti. Ci sono corsi incontro, ci hanno abbracciato e sorriso, prendendoci per mano per correre a chiamare i loro amici. Un altro timore iniziale, quella barriera che pensavamo sarebbe stata la lingua diversa, si sgretolava. Sapevano farsi capire, e noi pure, tanto che alla fine della settimana tutti conoscevano il nome di tutti e parlavano con tutti, come in una grande famiglia. Ci hanno colpito la loro semplicità, spontaneità, l’essere felici con così poco: un bicchiere di succo che offrivamo loro per merenda o i biscotti che … conservavano da portare a casa ai fratelli. La voglia di divertirsi e di giocare, anche per un’ora allo stesso gioco. E proprio loro, i bambini, ci hanno dimostrato di poter andare oltre alle differenze, come ad esempio maschi e femmine che giocavano assieme… non mancavano i litigi o le prese in giro, certo; ma ci è bastato sentire che fino a tre anni fa le bambine dovevano star sedute a guardare i maschi giocare, per capire quanto possa cambiare il sistema mettendosi in gioco e portando il buon esempio.
Emozioni ancor più forti sono arrivate quando siamo andati alla scoperta di un villaggio vicino, un vero villaggio Rom: una lunga strada di terra, completamente sotto al sole, ai cui lati si fondevano orti, alberi, arbusti e le case-baracca degli abitanti. Al nostro arrivo, uno ad uno i ragazzini Rom si sono uniti a noi durante il cammino, come se volessero conoscerci… o forse controllarci. E noi discutevamo, ridevamo, ma non ci sentivamo per niente tranquilli: eravamo nella loro casa, avevamo quasi paura e non vedevamo l’ora di uscirci! Però, in quella mezz’ora, senza alcuna testimonianza a voce, abbiamo potuto vedere e percepire molto: lì mancava l’educazione, la cultura… quasi la dignità.
Poi abbiamo saputo che anche Ioaniș, il paese dove ci trovavamo noi, fino a dieci anni prima era così. Allora abbiamo capito il valore dell’impegno sociale gratuito di tante persone volontarie, dalle suore agli operatori rumeni e ai volontari di Incontro fra i Popoli venuti prima di noi. I loro racconti del periodo di Ceausescu, quando tantissimi erano i bambini abbandonati, sottomessi, spogliati di ogni diritto, ci hanno strappato il cuore e aperto gli occhi. Tre suore sono riuscite ad accoglierli e a dare loro una speranza, realizzando il loro sogno di essere istruiti, accettati ed amati; creando questa bellissima realtà, della quale abbiamo fatto parte anche noi, anche se solo per una settimana.