Il mio corso di laurea prevede uno stage obbligatorio. Mi sono dato da fare e ho trovato un’ONG molto interessante, che ha il programma nel suo nome: Incontro fra i Popoli. Nel loro sito è spiegato tutto molto bene. Ho inviato una mail e ho avuto risposta in due giorni. Ho poi vissuto quindici giorni con questa ONG nella sua sede in Italia: una piacevole sensazione di famiglia, avvolta in un’atmosfera di profonda eticità ed alta professionalità. Mi ha affascinato ed anche intimorito la proposta di andare in Sri Lanka, ma poi ho osato. Ho sentito di non poter accettare la sensazione di non essere all’altezza e così mi sono tuffato!
Sentirsi immersi in una struttura dove il punto fermo sono i valori e l’eticità, fa sentire il proprio lavoro molto più piacevole di quanto possa farlo uno stipendio stellare. Io sono caduto bene, sia in Italia con Incontro fra i Popoli, sia in Sri Lanka con il PPCC (Professional Psychology Consulling Center), associazione locale partner di Incontro fra i Popoli, gestita da uno psicologo e sociologo Tamil, prete gesuita ottantenne e figura carismatica: p. Paul. Vivo con i ragazzi e le ragazze delle case famiglie del PPCC a Batticaloa. Provengono tutti da famiglie sotto il livello di povertà e alcuni hanno perso uno o entrambi i genitori nella guerra civile terminata nel 2009. Certi portano ancora le cicatrici di qualche ordigno. Vado a trovarli tutte le settimane per giocare con loro e divertirci. Capiscono molto poco l’inglese, ma c’è una cosa che supera ogni barriera: il sorriso. Ho strutturato delle attività ricreative volte all’insegnamento della lingua inglese. Non sono un insegnante, ma un vero e proprio animatore. Seguito dal mio professore universitario di Glottodidattica, ho pianificato e preparato dei giochi per aiutarli ad imparare l’inglese divertendoci. Ho anche inventato una Tombola con delle immagini da abbinare alle parole, per stimolare in loro l’apprendimento alla nostra scrittura, ai nostri occhi così semplice, ma a loro estremamente complessa, perché totalmente diversa (loro usano la scrittura Tamil, tipica di questo lato dello Sri Lanka).
Affrontare le differenze culturali e doversi adattare a ciò che si trova, quasi dimenticando le proprie abitudini, ha il suo fascino, ma anche le sue difficoltà. L’esserci riuscito e aver provato alla fine anche gusto nel farlo, è una soddisfazione che non trova parole per essere spiegata. Senza chiaramente tralasciare il fantastico calore umano che si vive in queste esperienze. Vivo in una zona che ha quattro decenni di violenze e dittatura e porta ancora i segni dei massacri del 2008 e 2009. I giovani, i ragazzi e le ragazze attorno a me dicono di essere stati contagiati dal mio ottimismo. Posso dire che sta andando tutto molto bene … troppo bene e comincio a sentire un nodo allo stomaco quando penso che mancano solo tre settimane al mio ritorno. Per il momento trattengo ancora le lacrime. Sarà sicuramente uno strazio partire da qui perché ormai passo tantissimo tempo con i ragazzi e le ragazze di tutte le case. Siamo diventati più che amici, fratelli.