Lo stage si è svolto presso la sede italiana dell’associazione Incontro fra i Popoli, situata a Cittadella, a pochi passi dalle storiche mura della città. Gli uffici si trovano all’interno di uno stabile della parrocchia, una struttura interamente dedicata ad attività benefiche e ad associazioni di volontariato.
Incontro fra i Popoli opera proprio in due ambienti comunicanti attraverso una porta scorrevole. In uno lavorano i membri storici dell’associazione, mentre l’altro ospita i volontari del Servizio Civile e gli stagisti, che collaborano quotidianamente con il presidente, Leopoldo Rebellato.
Nonostante la sede sia modesta, il raggio d’azione dell’associazione è tutt’altro che limitato: Incontro fra i Popoli lavora infatti da anni nei territori della Repubblica Democratica del Congo, del Camerun, del Ciad e, in passato, anche in altri paesi, portando avanti progetti di sviluppo e interventi umanitari.
Il mio stage in Italia, com’è comprensibile, si è rivelato molto diverso da quello che si svolgerebbe nei paesi africani in cui l’associazione è attiva. Le prime due settimane le ho trascorse in sede, dal lunedì al venerdì, con orario 8:45 – 13:45, sempre sotto la supervisione di Leopoldo, che quotidianamente mi assegnava compiti diversi, stimolanti e formativi.
Fin dal primo giorno mi sono trovata immersa in un contesto che richiedeva attenzione e spirito critico. Leopoldo mi ha proposto una serie di quesiti, sia a scelta multipla che a risposta aperta, per farmi scoprire le mie conoscenze di base e la mia capacità di ragionamento rispetto a tematiche di cooperazione internazionale. Questo esercizio iniziale mi ha subito fatto percepire quanto il lavoro nell’associazione sia ancorato alla realtà e lontano da una dimensione meramente teorica.
Durante le settimane in ufficio ho potuto esercitare anche le mie competenze linguistiche, in particolare la conoscenza del francese, che non praticavo da tempo. L’associazione collabora regolarmente con realtà francofone e mi è stato spesso chiesto di tradurre testi dal francese all’italiano e viceversa, in collaborazione con altri membri dello staff.
Uno degli incarichi più coinvolgenti è stato partecipare alla stesura dei comunicati stampa destinati locali e nazionali. Il mio stage, infatti, è iniziato pochi giorni dopo l’escalation del conflitto in Congo, evento seguito con estrema attenzione dall’associazione, che riceveva aggiornamenti costanti dai propri referenti sul campo. Partecipare alla redazione dei testi che raccontavano la situazione in tempo reale è stata un’occasione di grande responsabilità e apprendimento.
Tra le abitudini più curiose dell’ufficio, ce n’era una che veniva rispettata con grande serietà: la pausa caffè, fissata ogni giorno dalle 10:30 alle 11:00. A turno, noi stagisti preparavamo il caffè per tutti, e poi ci si riuniva attorno al tavolo per uno spuntino e un momento di condivisione, sia lavorativa che personale. In quelle occasioni, ascoltare i racconti di Leopoldo era come ascoltare delle favole cariche di insegnamenti e riflessioni.
La terza e ultima settimana l’ho dedicata ad attività esterne: avendo ormai acquisito una buona conoscenza dell’associazione e delle sue modalità operative, ho affiancato Maria, moglie di Leopoldo, nelle sue attività di sensibilizzazione nelle scuole. I progetti scolastici avevano l’obiettivo di far conoscere non solo l’operato dell’associazione, ma anche la realtà di sofferenza e ingiustizia che vivono quotidianamente molte persone in Africa.
Le attività proposte variavano in base all’età degli alunni. I bambini delle scuole primarie, ad esempio, partecipavano con entusiasmo a giochi di gruppo pensati per insegnare concetti complessi in modo ludico e accessibile. Uno tra tutti, il cammino del cacao spiegava in modo semplice e coinvolgente l’origine del cioccolato che spesso portano da casa come merenda.
I ragazzi delle scuole medie, invece, si sono dimostrati più difficili da coinvolgere, ma in alcune classi sono riuscita a creare un buon legame proprio grazie alla mia età vicina alla loro. In particolare, nell’Istituto di Vigonza, una classe si è aperta molto nei miei confronti: alcune ragazze si sono confidate con me, raccontandomi problemi personali anche molto seri. Nonostante la mia inesperienza, ho cercato di offrire ascolto e supporto, rendendomi conto di quanto, a volte, anche una figura giovane e non “autoritaria” possa fare la differenza.
Questa esperienza mi ha fatto comprendere quanto siamo fortunati a vivere in un contesto ricco di opportunità e quanto spesso diamo per scontate cose che, in altri luoghi, rappresentano un lusso. Osservando da vicino la realtà congolese, ho imparato a riconoscere e decostruire pregiudizi che, pur inconsapevolmente, portavo con me. Ho capito che il possedere di più non equivale automaticamente a essere più felici, e che spesso ciò che consideriamo “necessario” è in realtà superfluo.
Diversamente da quanto appreso in ambito universitario, lo stage mi ha offerto un punto di vista più concreto e profondo. Mi ha fatto riflettere, ad esempio, sulle narrazioni dominanti riguardo all’Africa: non si tratta di un continente “povero”, bensì di un continente “impoverito” da dinamiche di sfruttamento portate avanti da altri paesi che vogliono più di quanto realmente necessitano, ignorando le conseguenze umane di queste scelte.
Un insegnamento, in particolare, resterà per sempre con me: “al povero non manca l’intelligenza, ma l’opportunità”.
Nel complesso, valuto questa esperienza in modo estremamente positivo: mi ha arricchita sul piano personale, culturale e professionale. Mi ha permesso di conoscere una possibile realtà lavorativa futura e di acquisire nuove competenze e consapevolezze.
L’unico aspetto faticoso è stato il tragitto: circa 70 km al giorno tra andata e ritorno, senza alcun tipo di rimborso spese. Tuttavia, il valore dell’esperienza ha compensato ampiamente la fatica.
In conclusione, sono molto soddisfatta e grata per il percorso svolto con Incontro fra i Popoli. L’associazione mi ha proposto di continuare a collaborare con loro, in particolare affiancando Maria nelle scuole, e questo mi rende felice e motivata. Sento che questa esperienza ha lasciato un segno profondo nel mio cammino. 🙂 🙂